martedì, luglio 01, 2008


o bollettao
luglio 2008 periodico casuale di aggiornamenti ennioidi n.30




Il bollettao torna con il solito ritardo che lo contraddistingue dagli ordinari periodici che siete abituati a leggere.
“Certo che però un anno senza scrivere!!!”
Trent’anni sono una tappa importante per una persona e forse il numero trenta di questo mio diario pubblico, segna una fase importante anche di questi miei ultimi 7 anni di viaggi, pause, rivoluzioni, sogni e illusioni. Voglio celebrarli con una edizione straordinaria, divisa in due parti e con un omaggio: il primo numero della lunga serie di bollettao. Quello della Guayana Francese, della caccia ai caimani, dell’arrivo in Brasile e dell’attraversamento della foce del Rio delle Amazzoni; con i suoi errori ortografici, il suo formato letterona e i riferimenti agli amici appena lasciati a Dublino, prima di mettermi in viaggio. (basta farne esplicita richiesta in un commento o via e-mail)
Ecco la prima parte, interamente dedicata al viaggio in Marocco (febbraio 2008).
Buona lettura.
bahia-linha verde
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prima parte: dov’eravamo rimasti?

Marrakech Express


Forse l’atterraggio notturno a Marrakech smorza -ma solo di pochissimo- la nostra eccitazione per la “prima” in Africa; del resto la città sta raccogliendo i cocci di un’ennesima giornata frenetica, come se ne susseguono senza sosta nella maestosa piazza Jemaa el Fna, e se ne sta andando a nanna. Io e la mia Claudia, decidiamo di fare altrettanto nella nostra bella riad nel cuore della Medina.

L’indomani, di buonora, dopo una corposa colazione, ci siamo tuffati nella piazza che lentamente si stava svegliando. Jemaa el Fna è il centro nevralgico del commercio tentacolare di Marrakech. Avvolti da un caldo piacevole, ci sentivamo felicemente lontani dalla nostra vecchia Europa. Quello che sopportavamo meno volentieri era l’aggressività e la pesantezza dei commercianti marocchini. Una rottura di palle che, dopo qualche giorno, metterebbe a dura prova la pazienza del più convinto seguace di Gandhi.

Infatti...

La necessità e la voglia di spingerci oltre le vallate e i picchi della catena dell’Atlante hanno avuto il sopravvento. Avevamo a disposizione una decina di giorni e non si potevano certo “sprecare” tutti tra i vicoli di una grande, seppur affascinante, caotica città.

Jack Potato e Vic Carota, una coppia di simpatici-veggie-inglesi, diventano i nostri compagni di viaggio per una fantastica spedizione di quattro giorni in mini-van, con tanto di autista, alla ricerca della bellezza e dell’avventura.


ennio, cla, vic e jack


valle del draa

la "carovana"

La magia della Kasbah d'Ait Ben Haddou, la mitica Ouarzazate le suggestive notti nel deserto nei bivacchi berberi di Zagora e di Merzuga, l’attraversamento delle valli mozzafiato dell’alto Atlante e del Dades. Posti incantevoli ma toccati con tanta, troppa fretta.
In quattro giorni abbiamo percorso circa mille chilometri!!!

Ben, l’autista, si è rivelata una guida taciturna ed estremamente discreta. Era sempre un po’ distaccato dal clima conviviale che si era creato tra noi. Una non-invadenza alla quale Marrakech non ci aveva abituati affatto.
Ci si fermava solo per mangiare, per prendere un tè o per farci fare una foto in punti strategici, puntualmente battuti da qualche venditore ambulante. Ogni tanto rallentava e con un sintetico “photo!” capivamo che si sarebbe fermato poco dopo in uno spiazzo per le foto di rito. La cosa ci scocciava un po’, devo dire la verità, così spesso gli chiedevamo di proseguire. Restava un po’ sbalordito ed interdetto davanti al nostro rifiuto di fare le foto, ma la cosa durava attimi impercettibili. Ben premeva tosto sull’acceleratore e ripartiva, fino alla sosta successiva.





La tappa più attesa era, naturalmente, il deserto di Marzouga, dove ci aspettavano i bivacchi berberi e una nottata indimenticabile. Ebbene, siamo riusciti ad avere la pioggia anche nel deserto (oltre i confini della nuvoletta di fantozzi). E quindi niente foto suggestive raffiguranti dune spettacolari con giochi di luce ed ombre, niente tramonto e niente alba. Ho scoperto anche che il dromedario è uno scomodissimo mezzo di trasporto, seppur pittoresco ed originale. Sentivo il bisogno di godere di un po’ di riposo, di approfittare del silenzio e del fascino del deserto, ma i tempi erano serratissimi e ad accompagnare la nostra mini-carovana ce n’era un’altra ben più corposa e rumorosa, Insomma, avere la fortuna di dormire nel deserto ed essere svegliato poco dopo l’alba “perché bisogna ripartire” mi ha fatto girare un po’ i coglioni, ma certo non è solo così che ricorderò questa bell’avventura.

nosotros




Al ritorno da questa splendida e travagliata escursione ci ha colti una tempesta inaudita. Attraversare quei valichi non era semplicissimo nemmeno per un autista esperto come Ben. Il temporale aveva provocato diverse frane e qualche piena, finché non abbiamo trovato un camion bloccato dal fango e da una piccola frana che aveva invaso la risicata carreggiata. Una lunga attesa, naturalmente accompagnata da un silenzio quasi insopportabile del buon Ben. Ne abbiamo approfittato per testare gli umori degli altri automobilisti bloccati sulla montagna. Continuava a piovere e, dopo tanti tentavi, un gruppo di volontari è riuscito a sbloccare la strada. Abbiamo ripreso il viaggio sotto un’acqua torrenziale fino a Marrakech, dove ci aspettava di nuovo, il caldo sole.

Una volta tornati in città ci siamo concessi fiacche passeggiate tra bar e pasticcerie, tra tè, crepe al miele e spremute d'arancia. Abbiamo anche visitato il misterioso cimitero ebraico, nell’omonimo quartiere. Esso ricorda l'importanza della comunità ebraica, ancora molto presente in Marocco (a parte questi in foto, non più tanto presenti)

La comunità ebraica marocchina. Proprio non me l'aspettavo.
Così come non m'aspettavo un tale distacco dalla cultura araba! Certo! Siamo tra berberi, qui. Si parla berbebo, si mangia berbero. Lo si sbandiera con orgoglio, ma abbiamo notato quanto viene sfruttata la parola berbero per fini commerciali. Evidentemente è una parola che fa breccia nei turisti. Ogni attività, materiale, cibo, spezia, pianta che sia, viene accompagnata dall’aggettivo berbero. Persino una radice veniva venduta come “viagra berbero” (che naturalmente ho comprato!!!). Mi chiedevo quando sarebbe arrivata la berber-cola o il Mc Berber. Malgrado tutto possiamo ancora parlare di una speculazione sopportabile, se pensiamo appunto a quanto la globalizzazione stia rendendo simili tutte le città con gli shopping-center e quelle insegne sempre tutte uguali, qui questa omologazione è ancora molto lontana.

Parte da Marrakech la seconda spedizione. Destinazione Essaouira, costatlantica.
Stavolta in nome del relax, delle onde e di quella buena onda tanto desiderata.
Seppur a soli 176 km da Marrakech, sembrava di esserci lasciati il caos della città anni luce addietro. Anche perché per arrivarci, con un low-cost bus, ci abbiamo messo un’eternità. A questo punto sconsiglio vivamente di spostarsi con fantomatiche compagnie private che per una manciata di dirham in meno offrono un servizio veramente pessimo.

“Essaouira ça ira!” Cioè andrà tutto bene! È lo slogan della città bianca, caratterizzata dal ritmo di vita calmo e rilassante. Al porto si compra del pesce fresco. “Ma dove te lo cucini in camera d’albergo?” Vi starete chiedendo tutti in coro, o acuti osservatori, nonché avidi lettori. Certo che no! A pochi passi dal porto c’è chi noleggia griglia e brace e offre posti a sedere agli improvvisati avventori del porto. Così vi potrete cucinare da soli il pesce fresco appena comprato!



Di Essaouira mi sono innamorato, lo ammetto: Il tramonto, le passeggiate, il cibo, la tranquillità, la spiaggia, la brezza. Non ho saputo resistere! Ci siamo fatti anche degli amici qui, io e la mia Claudia. Abdou che ci ha mostrato la vera ospitalità marocchina, quella tanto decantata dalle guide turistiche e così effimera nei circuiti turistici. Il tempo libero a disposizione del nostro nuovo amico e la sintonia ci hanno fatto trascorrere con Abdou dei bei pomeriggi spensierati. Lontano dalle sue preoccupazioni per aver da poco perso il lavoro e dal fastidioso pensiero che cominciava a prendere piede nella mia testa: quello di dover lasciare presto questo paradiso. Ancora un altro tè royale nei pressi del porto e qualche capatina dall’epicier, ovvero dal droghiere per acquistare olii e spezie molto speciali.

L’argania spinosa è la pianta che caratterizza quest’area. Siamo nella parte sud occidentale del paese. Da questa pianta si ottengono dei frutti da cui si estrae il prezioso olio di argan, usato per l’alimentazione ma anche per la cosmetica. È proprio questo unguento, il suo profumo, mischiato a quello dell’arancia che mi porto appresso, in ricordo di questa bella sosta, così come le tante spezie che rendono un semplice tè, un tè reale!

Il lato oscuro della medaglia si chiama modernizzazione. Anche Essaouira è entrata nel mirino di speculatori con pochi scrupoli. I cantieri di sfarzosi villaggi turistici e campi da golf (!) si stanno allargando a macchia d'olio. Certo! Tutto questo progresso porterà anche benessere tra la gente, ma l’equilibrio con la natura non potrà che spezzarsi quando si vedranno i campi da golf tra l’oceano e il deserto! Altro che armonia!
Che lorsignori vadano in Scozia, per giocare a golf!


il porto di Essaouira


Il rientro a Marrakech, e subito dopo quello a Bruxelles, hanno reso il soggiorno a Marrakech un ricordo ancor più lontano. Lontano dal Caos e dalla grande città, ma soprattutto lontano dai nuvoloni e dal freddo belga.

Spero di riavvicinarmi quanto prima a quel calore extracomunitario, non importa a quale latitudine e di volare ancora insieme alla mia Claudia e ai miei sogni.

Saluti Berberi

1 commento:

Playmobil ha detto...

Finalmente il bollettao!! Si è fatto attendere, Mr. Mellennio, ma ne è valsa la pena.


Senta un po'...ma il Viagra berbero...l'ha forse dimenticato in Marocco??

Playmobil