martedì, aprile 21, 2009

cambolletthai

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Di come si annegano nello spirito sanpartikkiano le avventure tragicomiche dei nostri beniamini tra i templi di Angkor


ANGKOR WHAT ?

C’e’ chi sceglie di viaggiare in Asia perche’ risponde ad un richiamo fatto di tradizioni millenarie; chi invece sogna i fasti del Katai e novello Marco Polo si avventura tra seta, spezie, sapori, colori. Ammettiamolo, c’e’ anche chi viene in Asia attratto dalla bellezza delle donne orientali – non saro’ io a dargli torto ……cfr. Bolletthai n. 3 (33) – e c’e’ chi invece brama solamente l’ebrezza del notorio turismo sessuale.

Personalmente il motivo principale che mi ha fatto scegliere questa parte del mondo invece che altre, si chiama Angkor.
Sembrerebbe quindi logico pensare che appena svegliati nella nostra guest house cinese, ci si fosse lanciati verso la meta ultima del viaggio; e invece no !!
Cosi’ come a tavola ci si tiene da parte il boccone piu’ gustoso del piatto, anche noi abbiamo deciso di passare la giornata in giro per Siem Reap lasciando l’archeologia ai giorni successivi . Lo so, sarebbe un po’ come dire che uno si attraversa mezzo pianeta per vedere il colosseo e decide di passare la prima giornata a Tor Pignattara o all’Eur ma non di meno volevamo entrambi gustarci il momento dell’anticipazione. Di fatto questa scelta masochista ci e’ stata propizia giacche’ seguendo le indicazioni della fida Lonely Planet, abbiamo trovato un’altra guest house dove per 7$ in tutto avevamo non solo un stanza ugualmente decente ma colazione illimitata per tutto il giorno e biciclette a disposizione, il tutto gratis !!!! Trasferirci e’ stato un attimo e nella nostra nuova magione abbiamo conosciuto due signore svizzere che ci hanno fornito tutte le informazioni utili per visitare il gigantesco sito che si estende per circa 300 kmq.

Galvanizzati dalle loro descrizioni e giunti oramai alle 5 del pomeriggio restava solo un ostacolo da superare ossia gli 8 km che separano la citta’ dall’ingresso del gigantesco complesso. Per chi ci conosce o ha gia’ avuto modo di vedere le foto che mastro Ennio ha messo su Faccialibro, sapra’ che entrambi non abbiamo propriamente il fisico ne’ di un ciclista tantomeno di un atleta (personalmente in passato mi sono stati anche espressi dubbi sull’appartenenza al genere umano) da qui il fondato dubbio che problemi di natura cardiovascolare ci avrebbero potuto cogliere entro i primi 600 metri. Eppure, complice la totale assenza di pendenze di alcun genere e la voglia accumulata in tutti questi anni, siamo giunti a cavallo delle nostre biciclette alle mura perimetrali del tempio di Angkor Wat.

So di essere noto per la mia pressoche’ assenza di romanticismo e sensibilita’ eppure davanti al profilo di una delle meraviglie del mondo con il sole che lentamente si avviava verso il tramonto, sono/siamo rimasti assolutamente senza parole. Da qui in poi potrei descrivervi pietra per pietra i 3 giorni – tanto era la durata del nostro pass – trascorsi ad Angkor ma……se volete saperne di piu’ vi consiglio solo di andarci !

Il giorno successivo segnava l’inizio dei nostri 3 giorni di full immersion nell’archeologia Khmer e sia per sfuggire al caldo che per goderci il sorgere del sole, abbiamo deciso di metterci in bici alle 6 del mattino dopo aver razziato colazione sufficente per il resto della giornata incluso di spuntino del pomeriggio.
La scelta di un tempio minore ma situato nell’unica altura naturale e’ stata vincente, cosi’ come l’arrampicata per raggiungerlo e’ stata mortifera (se pensate che sia impossibile grondare di sudore alle 6 del mattino vi assicuro che vi sbagliate).


Una sosta di un’ora e mezzo e’ stata sufficente a far si che interi eserciti di giapponesi cominciassero la loro lenta ma costante invasione di tutto l’enorme sito e gia’ quando siamo scesi dalla collina in direzione del Bayon, sembrava di essere a Tokyo.
La giornata si e’ quindi sviluppata tra bellissimi basso/altorilievi, torri imponenti, templi intrappolati dalla vegetazione e turiste nipponiche prese di peso dal piu’ classico dei manga, il tutto ad una temperatura piu’ adatta ad una teglia di lasagne che non a due ciclisti paffutelli.

Ma a fine di smentire quanto detto finora riguardo alle nostre condizioni fisiche, malgrado avessimo gia’ percorso piu’ 25km, sulla strada del ritorno ci siamo lanciati in una corsa cronometro degna della Milano-S.Remo che ha visto Ennio soccombere non per angina pectoris bensi’ per rottura della catena, il tutto sotto lo sguardo un po’ incuriosito degli abitanti del luogo.

Il secondo giorno avevamo deciso di noleggiare un tuk-tuk non per pigriza o per principi emorroidali come i piu’ maliziosi potrebbero pensare ma perche’ volevamo visitare un tempio a 35km da Siem Reap. Lo ammetto girare per Angkor comodamente seduto e senza pedalare e’ molto meglio di quanto si possa pensare, in piu' ci siamo potuti vedere i piccoli villaggi che circondano il Banta Srei (si scrivera' cosi'?) senza disturbare troppo con il nostro passaggio ed olezzo ascellare i gioviali villici.


VADO AL MASSIMO!

La giornata e' continuata tra templi bellissimi, principi di disidratazione, arrampicate su torri, fasi di coma vegetativo ed un ninnini' offerto gentilmente da due turiste malesiane. Al nostro ritorno alla guest haouse abbiamo conosciuto uno di quei personaggi che hanno segnato indelebilmente la nostra trasferta asiatica: il meraviglioso Massimo di Chioggia. Appena arrivato in aereo dal Laos dove si era fermato 6 settimane si e' subito dimostrato una di quelle persone con le quali potevamo tranquillamente interagire. Ed infatti il giorno successivo, ultimo valido per il nostro pass ed interamente speso ad Angkor Wat, ci siamo dati appuntamento per la sera. Ma facciamo un passo indietro perche' l'ultimo giorno in questione non era un giorno come un altro bensi' il 17 Marzo, giornata che la chiesa e tutti gli alcolizzati filogaelici del mondo dedicano all'unico santo che abbia mai venerato: S.Patrick !!
SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO...
A dir la verita' la mattinata era cominciata sotto auspici piu' che nefasti. Ennio attanagliato da pensieri artistici, aveva messo la sveglia alle 5 del mattino per andare a fotografare l'alba sui templi. Nobile e romantico intento completamente spazzato via da un inatteso banco di nuvoloni che ha oscurato il cielo di Siem Reap fino a verso le 9. Dal canto mio, avendo declinato educatamente la proposta del compagno di viaggio comprensiva di tale orribile orario di sveglia, mi sono lanciato alle 7.30 per raggiungerlo ed iniziare la visita della perla di Angkor come da programma. Uniti nel viaggio e nella sfiga, ad esattamente meta' strada - leggi 4km dalla guest house - la camera d'aria della mia bicicletta decide che, dopo anni di maltrattamenti ed abusi, e' arrivato il momento di andare finalmente in pensione facendomi passare dallo status di veloce ciclcista a quello piu' sconveniente di pedone con carcassa biruota a carico.

Non staro' a perdere troppo tempo nel descrivere la mia compassata reazione di stampo equino-mariano, sapendo che a quel punto mi sarei dovuto fare 4km a piedi (tra l'ilarita' dei sarcastici cambogiani - che qualunque pregano, li fulmini all'istante) ed altri 8 in bici . Arrivato in mostruoso ritardo e riconguintomi con Ennio, malgrado questa serie di sventurati eventi, ci siamo goduti per tutto il giorno Angor Wat come un bambino si gode un barattolo di nutella.
PINTE ATTEMPATE
Ma non c'era tempo da perdere; oramai erano gia' le 19.00 e questo voleva dire che avevamo ben 7 ore di ritardo sul tradizionale orario della prima pinta per celebrare l'amato Patricius.

Accompagnati da Massimo ci siamo infilati in un pub che serviva birra verde e cocktail dentro - credetemi o meno, dentro dei porta-vasi da fiori !! Abbiamo festeggiato, bevuto, giocato a biliardo parlato con persone di tutte le nazionalita' e preso una stinca di dimensioni disumane.

W S. Patrick !!!!!!!!!

Il giorno dopo eravamo piu' simili ai ruderi che avevamo visitato nella 3 giorni cambogiana che non a degli esseri umani e malgrado questo progettavamo gia' il nostro spostamento verso la capitale Phnom Phen.


in Fede
Buon inizio di mellennio

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